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LAversione stampabile del giornalino della parrocchia: Torangius informa N°3, 2810 2018
Arcidiocesi di Oristano
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LAversione stampabile del giornalino della parrocchia: Torangius informa N°3, 2810 2018
Sulla parola “comunità” oggi ci si potrebbe fermare a lungo, visto l’ampio uso che si fa di essa. Pensiamo alle tante dimensioni e a tutte le varianti, a tutti i contesti in cui si può parlare di comunità: Comunità Religiosa, Comunità di Recupero, Comunità Civile, Comunità Familiare, etc. Ogni espressione comporta valori nettamente diversi gli uni dagli altri e dinamiche molto particolari, proprie di ogni genere di comunità. Nel nostro contesto, noi parliamo esclusivamente di Comunità Parrocchiale, chiudendo la riflessione nei parametri che riguardano una comunità di fede che non appartiene ad una congregazione religiosa specifica e che perciò non modella la sua vita sull’esempio del convento; non appartiene ad una comunità che ha come fine la guarigione dei suoi membri e ha come mezzo la terapia; non appartiene nemmeno al modello della comunità civile, anche se ci si avvicina molto; Il modello della comunità parrocchiale è il modello stesso di Chiesa che cresce attorno a Cristo, ha come scopo l’annuncio del Vangelo attraverso la crescita del “Corpo di Cristo”. Spiegare questo concetto è indubbiamente difficile, ma è ciò che deve essere recuperato oppure ciò che deve essere sviluppato. Ogni attività, ogni momento di festa, di lutto, di celebrazione, di condivisione segue sempre lo stesso scopo: diventare Corpo di Cristo e con ciò rendersi strumento di annuncio del Vangelo. Fintanto che la chiesa parrocchiale viene considerata l’agenzia religiosa per la distribuzione del “sacro” o il centro di beneficenza del quartiere (che per chi sa quale motivo deve sentirsi obbligato ad elargire ad ampie mani a chiunque ne facesse richiesta, sostituendosi ai doveri dello stato civile) per la distribuzione dei beni di prima necessità, non raggiunge lo scopo per la quale essa è stata istituita. Queste cose appena dette, infatti, non possono essere il fine della comunità ma una naturale conseguenza come anche un mezzo attraverso cui si cerca di raggiungere lo scopo. Ciò significa, in buona sostanza, che sia chi usufruisce dei beni della comunità sia chi li amministra hanno tutti la stessa responsabilità di contribuire alla realizzazione del Corpo di Cristo. Nessuno si deve né si può tagliar fuori. (Continua..)
Don Gianni
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La bellezza del vivere insieme
Incontrare gente per strada e fermarsi a scambiare due chiacchiere, confrontarsi sulle stagioni che non conoscono più le vie di mezzo o su un lavoro venuto bene nonostante tutto. Semplicemente salutarsi con due parole e tirare dritti. Sembra siano cose da paesi e non da città. Rientrare dalla campagna e distribuire parte del raccolto del proprio orticello tra i vicini di casa come segno di attenzione e di condivisione. Semplicemente rientrare dal proprio lavoro e passare a salutare un fratello, una sorella, un parente e bere un bicchiere di vino insieme. Sembra siano cose da paese e non da città. Organizzare in pochi minuti un uscita per tutta la famiglia e con altre famiglie, fermare un ospite a pranzo o a cena a casa propria senza preoccuparsi di tirar fuori il sevizio buono; o magari darsi appuntamento per il sabato mattina per dare un aiuto in un lavoretto di casa. Sembrano cose da paese e non da città. Sembrano, ma in realtà hanno dei contenuti forti. Paese o città non cambia nulla se dietro c’è un’idea di solidarietà che garantisce sopravvivenza in qualunque situazione della vita, se c’è la consapevolezza che l’altra persona va soccorsa perché un domani i ruoli si potrebbero invertire.
Perché mi fermo su questi pensieri? Perché una comunità viva arriva alla preghiera insieme e alla celebrazione del giorno del Signore dopo un’esperienza di comunione concreta, semplice e reale. Non serve far finta di essere comunità, è molto più utile essere una comunità povera e capace di condivisione degli spazi e dei tempi.
Non c’è dubbio sul fatto che tutto ciò deve ruotare intorno ad un perno abbastanza solido, come non c’è dubbio che questo perno può essere la parrocchia. Ma è altrettanto vero che la parrocchia la costruiamo nel tempo, scoprendo la bellezze del vivere insieme.
Don Gianni
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Il primo significato di comunità è Chiesa. Ecclesìa, assemblea della comunità. Partiamo dalla comprensione di quanto sia importante considerarsi parte di una comunità e quanto sia fondamentale sostenere e rafforzare i pilastri della comunità. La tecnologia, la tecnica e tutto ciò che è al passo coi tempi ci ha portato a vivere nella tensione del “tutto subito”. È fondamentale arrivare prima degli altri per non perdere le occasioni e le priorità; bisogna essere veloci, se si vuole risparmiare tempo e denaro. E soprattutto è indispensabile utilizzare tutti i mezzi utili e necessari per risparmiare energia personale e per ottenere il massimo risultato col minimo sforzo. Tutto questo, a livello concettuale, è assolutamente corretto: basti pensare alla costruzione di un palazzo di trenta piani con o senza l’utilizzo di una gru meccanica, o salire lo stesso palazzo, una volta costruito, attraverso le scale o con l’ascensore. Il problema reale nasce quando applichiamo le nostre conoscenze di tipo economico-produttivo e industriale alle relazioni con i nostri simili. Le persone non vano trattate come oggetti da controllare, dominare o giudicare; esse sono dei piccoli mondi carichi di infinito e non possono essere gestite grazie alla conoscenza e alla tecnologia, così le relazioni non possono essere fondate su un applicazione di Internet né su un rapporto di Social Network. Le relazioni si costruiscono con l’incontro e con lo scontro faccia a faccia, con l’umiltà dell’apprendimento da chi è più anziano e non con la presunzione di avere più dati a disposizione. Insomma! Bisogna pur iniziare dalla comunità, ma alla comunità bisogna anche restituire gli equilibri perduti in nome dell’ignoranza. L’esempio di youtube non vale quello dell’esperienza, così come l’amicizia su uno schermo piatto (in tutti i sensi) non vale un abbraccio né una stretta di mano.
Don Gianni
Torangius – San Paolo informa
Bollettino parrocchiale settimanale N° 0
Domenica 14 ottobre 2018 – XXVIII del Tempo Ordinario
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