Siamo in tanti questa domenica delle palme, di fronte all’edicola della Madonnina.
Forse perché la mattinata è splendida e luminosa, forse perché le norme anti Covid che limitavano gli assembramenti ora sono meno rigide o forse il bisogno di pregare ed affidare a Dio questo mondo martoriato dalle guerre ci ha radunati numerosi.
Qualunque si a il motivo siamo li, radunati in qualche modo dal Dio dell’amore.
Agitiamo le nostre palme e i rami di ulivo, ascoltiamo il brano evangelico che ci riporta a Gerusalemme, al momento dell’ingresso di Gesù tra due ali di folla che gridano: “Osanna al Figlio di David”. Tra loro si raccontano di fatti prodigiosi che Gesù ha compito nei giorni precedenti. Magari sperano di vedere qualcosa di straordinario e poter dire: “Io c’ero!”.
In effetti succederà qualcosa di incredibile qualche giorno dopo, qualcosa che fu anche conseguenza di quelle stesse bocche che prima hanno gridato “Osanna” e poi grideranno: “Crocifiggi.”
Queste palme che ora agitiamo sono segno di santità e martirio ma anche ci ricordano quanto noi esseri umani siamo volubili e manovrabili dal Male e quanto possiamo essere ipocriti.
















